presenta:
Commutatore elettronico d'antenna
di IZ1TQI aldo
I sistemi più comunemente adottati sono a relais, mentre si può sfruttare la caretteristica dei diodi che, se posti in conduzione con una tensione continua, sono in grado di condurre anche segnali alternati ad alta frequenza.
Un diodo si porta in conduzione quando l'anodo si trova ad un potenziale positivo di almeno 0,7V superiore al catodo, pertanto:
applicando +5v ad R1, D2 sarà polarizzato in conduzione e D1 interdetto; applicando -5v, entrerà in conduzione D1, mentre D2 sarà interdetto.
Essendo altissima la resistenza inversa è garantito un ottino isolamento tra Tx e Rx. La corrente è irrisoria: 1-2 mA. Il tutto andrà racchiuso in contenitore metallico.
Un diodo si porta in conduzione quando l'anodo si trova ad un potenziale positivo di almeno 0,7V superiore al catodo, pertanto:
applicando +5v ad R1, D2 sarà polarizzato in conduzione e D1 interdetto; applicando -5v, entrerà in conduzione D1, mentre D2 sarà interdetto.
Essendo altissima la resistenza inversa è garantito un ottino isolamento tra Tx e Rx. La corrente è irrisoria: 1-2 mA. Il tutto andrà racchiuso in contenitore metallico.
Condensatori: 5,6-10nF, per frequenze più alte (30 MHz) scendere anche a 1nF ad alto isolamento: 1Kv
Impedenze R.F. per frequenze oltre 25 MHz: 10-30 µH
per frequenze tra 7 e 25 MHz: 50-150 µH
per frequenze sotto i 7 MHz: 150-500 µH
* le impedenze GELOSO 555 o la serie VK200 andranno bene
R1 3900-4700 ohm
N.B. Se doveste notare rientri di R.F. nel ricevitore o aumenti di R.O.S., aumentate la tensione di polarizzazione dei diodi anche a 20-30V o comunque superiore al valore di tensione R.F. e portate la R1 anche a 39-47K, se la polarizzazione va oltre, anche a 100K, insomma...che nei diodi scorra una corrente di 1-2 mA. Infatti se l'ampiezza della semionda R.F. che potrebbe polarizzare il diodo direttamente, supera la tensione continua di polarizzazione inversa, potrebbe verificarsi una perdita di R.F. attraverso i diodi.
Una potenza di 50W procura, sul carico di 50 ohm, una tensione di 70 Vpp ed una potenza di 100 W su 50 Ohm, 100 Vpp. Secondo la formuletta W = V x V : 2R.
Usando, per D1 e D2, diodi schottky da 1000 V 3-5 A, il circuito è sicuramente valido per potenze attorno ai 50-100 W, tuttavia io ho provato solo fino a 5-20 W, con conseguente polarizzazione dei diod fino a 25 Vi.
Per frequenze attorno ai 30MHz e potenze 5-10W i diodi D1 e D2 possono essere dei comunissimi 1N4007, la cui caratteristica è di essere simili a dei diodi PIN.
Per frequenze superiori devono essere usati dei diodi PIN di potenza. Per le entrate e l'uscita usare pl femmina da pannello. Per raggiungere R1 e necessario un passante saldabile, insomma un contatto passante isolato.
Lo schema si riferisce a ricevitore e trasmettitore separati, ma va da sè che il circuito è reversibile, ossia può commutare due antenne su di un apparato ricetrasmittente.
L'alimentatore può essere da pochi mA quindi l'eventuale trasformatore sa 3-5 Watt.
Impedenze R.F. per frequenze oltre 25 MHz: 10-30 µH
per frequenze tra 7 e 25 MHz: 50-150 µH
per frequenze sotto i 7 MHz: 150-500 µH
* le impedenze GELOSO 555 o la serie VK200 andranno bene
R1 3900-4700 ohm
N.B. Se doveste notare rientri di R.F. nel ricevitore o aumenti di R.O.S., aumentate la tensione di polarizzazione dei diodi anche a 20-30V o comunque superiore al valore di tensione R.F. e portate la R1 anche a 39-47K, se la polarizzazione va oltre, anche a 100K, insomma...che nei diodi scorra una corrente di 1-2 mA. Infatti se l'ampiezza della semionda R.F. che potrebbe polarizzare il diodo direttamente, supera la tensione continua di polarizzazione inversa, potrebbe verificarsi una perdita di R.F. attraverso i diodi.
Una potenza di 50W procura, sul carico di 50 ohm, una tensione di 70 Vpp ed una potenza di 100 W su 50 Ohm, 100 Vpp. Secondo la formuletta W = V x V : 2R.
Usando, per D1 e D2, diodi schottky da 1000 V 3-5 A, il circuito è sicuramente valido per potenze attorno ai 50-100 W, tuttavia io ho provato solo fino a 5-20 W, con conseguente polarizzazione dei diod fino a 25 Vi.
Per frequenze attorno ai 30MHz e potenze 5-10W i diodi D1 e D2 possono essere dei comunissimi 1N4007, la cui caratteristica è di essere simili a dei diodi PIN.
Per frequenze superiori devono essere usati dei diodi PIN di potenza. Per le entrate e l'uscita usare pl femmina da pannello. Per raggiungere R1 e necessario un passante saldabile, insomma un contatto passante isolato.
Lo schema si riferisce a ricevitore e trasmettitore separati, ma va da sè che il circuito è reversibile, ossia può commutare due antenne su di un apparato ricetrasmittente.
L'alimentatore può essere da pochi mA quindi l'eventuale trasformatore sa 3-5 Watt.
Lo schema è molto utile volendo commutare in ricezione due antenne, con minime perdite di segnale
Una possibile soluzione per pilotare il circuito in questione è mostrata in figura 2, il disposistivo viene pilotato dall'uscita del TX: ogni volta che esso va in trasmissione TR1 pilota RL che procura la deviazione tra tensione positiva e neagtiva sull'ingresso del commutaore elettronico.
Una possibile soluzione per pilotare il circuito in questione è mostrata in figura 2, il disposistivo viene pilotato dall'uscita del TX: ogni volta che esso va in trasmissione TR1 pilota RL che procura la deviazione tra tensione positiva e neagtiva sull'ingresso del commutaore elettronico.
Si raccomandano ottime saldature: posare la punta del saldatore, che non sia una fiaccola da lattoniere, ma da 20W sul punto da saldare in modo da riscaldarlo, poi accostare lo stagno preparato, non fate fondere lo stagno sulla punta del saldatore, altrimenti annullerete, in buona parte, l'effetto del disossidante interno.
Non usate mai pastasalda.
Pulite, magari, i reofori dei componenti con paglietta di acciaio finissima. Alla fine imbevete uno spazzolino da denti, usato, nella trielina e strofinate il circuito dalla parte delle saldature, eliminerete così il disossidante residuo, lasciandovi tutto lucido e pulito (tranquilli, la trielina non conduce). Per saldare sul contenitore metallico salire a 50W. Ottimi i saldatori che possiedono entrambe le possibilità.
Non essendo più in commercio la trielina usate benzina.
Si raccomandano ottime saldature: posare la punta del saldatore, che non sia una fiaccola da lattoniere, ma da 20W sul punto da saldare in modo da riscaldarlo, poi accostare lo stagno preparato, non fate fondere lo stagno sulla punta del saldatore, altrimenti annullerete, in buona parte, l'effetto del disossidante interno.
Non usate mai pastasalda.
Pulite, magari, i reofori dei componenti con paglietta di acciaio finissima. Alla fine imbevete uno spazzolino da denti, usato, nella trielina e strofinate il circuito dalla parte delle saldature, eliminerete così il disossidante residuo, lasciandovi tutto lucido e pulito (tranquilli, la trielina non conduce). Per saldare sul contenitore metallico salire a 50W. Ottimi i saldatori che possiedono entrambe le possibilità.
Non essendo più in commercio la trielina usate benzina.